L’intesa tra Stato e Regioni andrà a regolamentare «l’esercizio temporaneo dell’attività lavorativa da parte di coloro che intendono esercitare una professione medica o sanitaria in base a una qualifica professionale conseguita all’estero». In sintesi: metterà ordine all’arruolamento di medici e infermieri stranieri. Alcuni numeri: nel 2019 i medici presi dall’estero erano 21mila, nel 2023 questa cifra è salita ed è stimata a quota 28mila. Visto che in Italia prima c’è stato il blocco del turnover, poi una insufficiente programmazione degli specialisti da formare, il ricorso all’arruolamento di camici bianchi stranieri è destinato ad aumentare. E lo stesso vale anche per gli infermieri. Dicono i dati di Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche): in Italia lavorano 23mila infermieri stranieri (il 5,5 per cento del totale) di cui 15.674 da Paesi Ue e 9.456 da Paesi extra Ue. Si concentrano soprattutto in Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. La maggioranza proviene da Est Europa, India e Perù. A questi si aggiungono i 13.000 in Italia con i provvedimenti emergenziali legati al Covid e alla guerra in Ucraina.
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LA SITUAZIONE
C’è un problema: nel 2020 il decreto Cura-Italia ha aperto ai professionisti di Paesi extra-Ue, il provvedimento è stato prorogato, ma l’ultimo strumento, il decreto Bollette, fissa al 31 dicembre 2025 la scadenza di questa possibilità.
ROMA-MESSICO
Per questo motivo la Regione Lazio ha iniziato un dialogo con le istituzioni del Messico e dell’Argentina dove spera di trovare infermieri. Ancora: l’assessore della Sanità della Lombardia, Guido Bertolaso, è andato alla ricerca di infermieri per gli ospedali della sua regione in Argentina e in Paraguay. Ha spiegato il presidente Attilio Fontana: «Speriamo di avere 500 infermieri in più per potere utilizzare meglio le nostre case di comunità». Anche la Sicilia si sta muovendo in questa direzione. Ha detto Renato Schifani, presidente della Regione dopo la selezione di 16 medici provenienti da Ucraina, Argentina, Cuba, Venezuela, Ecuador, Libia, Guinea: «Questo è soltanto l’inizio della strategia del mio governo di ricorrere a medici dall’estero per rimediare alla mancanza di personale sanitario, garantendo così il diritto alla salute ai siciliani. Stiamo percorrendo tutte le strade possibili, utilizzando gli strumenti straordinari messi a disposizione dallo Stato per colmare, nel breve periodo, i vuoti di organico che esistono in Sicilia, come in tutta Italia, in attesa della modifica del “numero chiuso” per l’accesso alle facoltà di Medicina».